Il solo settore alberghiero quest’anno ha perso oltre 17 miliardi. 11 miliardi per cultura e turismo sono del tutto insufficienti
In qualunque altro momento 11 miliardi nell’arco di un anno a sostegno di turismo e cultura sarebbero sembrati una cifra importante, ma purtroppo in un anno catastrofico per il settore come quello che abbiamo vissuto e che oggi ha certificato anche l’ISTAT con i dati sulle presenze nei primi 9 mesi dell’anno, ci dicono quanto siano invece insufficienti.
“Il solo settore alberghiero a fine anno consoliderà una perdita superiore ai 17 miliardi rispetto all’anno precedente – dichiara Maria Carmela Colaiacovo, Vice Presidente Confindustria Alberghi - Le misure disposte in questi mesi, tutte certamente importanti, con il protrarsi ed aggravarsi della crisi sono diventate inadeguate.
Il fondo perduto ha portato ad alberghi e terme 450 milioni, a fronte degli oltre 17 miliari di perdite
Le misure su IMU e affitti, se non viene risolto a Bruxelles il problema degli aiuti di stato, resteranno inutilizzate e molte aziende anche medie e piccole, non potranno usufruirne neppure per i periodi già disposti o peggio saranno costrette alla restituzione.
Il Bonus vacanze è rimasto purtroppo in molta parte inutilizzato e certamente il reimpiego delle risorse residue è molto importante, ma è necessario che arrivi subito.
Tax credit riqualificazione, rischia di rimanere sulla carta se alle aziende non vengono dati strumenti per sopravvivere.
Tutto questo quando abbiamo davanti altri mesi di fermo e vediamo gli altri paesi europei distribuire aiuti al settore alberghiero ben più rilevanti e significativi.
Al Ministro Franceschini chiediamo un deciso scatto in avanti. Gli aiuti non possono inseguire la crisi, serve un piano per i prossimi mesi che disegni un percorso al fianco delle imprese e dei lavoratori del settore, per salvare il settore alberghiero ed il turismo italiano.
Prima di tutto un supplemento di impegno a Bruxelles per risolvere il problema degli aiuti di stato e scongiurare in via definitiva il rischio di restituzioni, e misure proporzionali alle reali esigenze del settore.
Servono interventi che mettano le nostre aziende a riparo dal default e ci permettano di arrivare alla fine di questa traversata, come lui stesso dice, vivi e capaci di competere e di tornare a portare valore al Paese.